Le interviste di Hoyloco – Nicola Vicidomini : “Scendi Vittorio Scendi”

Nicola Vicidomini è un artista. La definizione vi sembra riduttiva? Evidentemente non lo conoscete.
Vicidomini è un imprevedibile, ma al tempo stesso matematico fenomeno creativo. Non sai quando farà qualcosa, ma sai che lo farà. Attore, musicista e produttore, si definisce (o lo definiscono) performer, anche se la definizione risulta stargli stretta per le inevitabili costrizioni dialettiche. All’indomani del suo nuovo lavoro discografico lo abbiamo incontrato per saperne di più, incuriositi dagli ospiti che hanno preso parte al progetto.
Cominciamo dal titolo. Perchè “Scendi Vittorio Scendi”?
“Mi sembrava l’unico titolo possibile. Ed è l’unico titolo possibile. E’ venuto da solo, in una risonanza. Un eco durante l’ascolto del pezzo che dà il titolo al disco, poco dopo averlo composto… Scendi Vittorio Scendi: era tutto lì… E’ tutto lì”.
Hai avuto il rarissimo onore di avere la prefazione di Mario Zonta, Direttore dell'”Andy Warhol Foundation for  the Arts” di New York, nonchè amico storico dello stesso Warhol. Oltre a “Scendi Vittorio Scendi” sembra abbia prefazionato solo lavori di Warhol e di Paul Morrissey. Parlaci del vostro incontro.
“Mi dà noia scrivere per me. C’è stato un periodo in cui mi dedicavo strofette e canzoni d’amore. Il più delle volte non corrisposte. Non di rado, mi telefonavo dopo averle ricevute porgendomi la stessa domanda: “Embè?”… A volte mi rispondevo, più o meno prontamente con un muggito, altre volte mi riattaccavo. E’ capitato anche che mi raggiungessi a casa e mi sputassi in un occhio, o addosso. Una volta stavo arrivando alle mani, ma per fortuna mi sono fermato causa un impeto di gioia improvvisa… Fu così, che per ovviare a ogni probabile infortunio, ho sempre cercato di affidare le prefazioni relative a dischi, raccolte di testi sgangherati, e così via, a terzi… “La radio altemente specifica” fu prefazionata da Cochi Ponzoni, mi sembrava l’entità più adatta a commentarla. Così è stato anche per Scendi Vittorio Scendi. Ero ad Urbino a casa di mio fratello e ho percepito che l’unico al mondo che potesse onorare l’evento fosse Mario Zonta. Gli ho telefonato e abbiamo fissato un appuntamento. L’ho raggiunto a Roma e insieme abbiamo ascoltato una bozza del disco… sembrava entusiasta. Pochi giorni dopo questo primo incontro la prefazione presente sul disco esisteva già. Credo che Mario sia propriamente un “evento”. In seguito alla prefazione  è nato un bel rapporto di amicizia, che mi auguro continui. Il suo apporto ha contribuito alla successiva indefinita, disattesa, definizione dell’opera. L’ultima traccia è stata registrata a Parigi per merito suo. “Prodotta” da lui e da Andy, in un certo senso…”.
Per la realizzazione di questo disco ti sei riavvalso della collaborazione di due amici di grande spessore artistico: Marco Zurzolo e Pierfrancesco Solimene. Chi sono questi artisti per Nicola Vicidomini?.
“Marco Zurzolo è quanto Napoli non potrà mai dire. E’ quanto manca a Napoli. Marco Zurzolo è Napoli. Lui suona all’ombra verde d’una palma… . E’ tra i rarissimi strumentisti di rango di matrice jazzistica italiani ad aver valicato l’anatomia del jazz, facendosi sax, (ri)suonando di nenie… Su di lui potrò sempre contare. Il suo suono è il mio suono. I suoi sigari sono i miei. I miei sigari sono i suoi. Ma ognuno di noi ha i suoi umidificatori. Io ne ho uno da viaggio. Lui due “installati” in soggiorno…
Pierfrancesco Solimene è l’unico ad aver realmente “tradito” la scuola vietrese. Sgangherare con amore, nella riproposizione uguale della meraviglia. Se avessi frequentato le Arti Visive, avrei cercato soluzioni e stilemi prossimi ai suoi. Il correlativo grafico dei miei suoni”.
Parliamo della Smerc(h) Record, la tua etichetta. In un mondo dominato dalle mayor, come resiste un’etichetta indipendente senza scendere a compromessi?
“Non resiste. E dal “non resistere” diventa una scheggia impazzita. Le schegge impazzite sono pericolose. E’ come un uomo che non mangia da tempo. Se è realmente forte, non muore. L’unica cosa che può fare è esplorare le possibilità dell’umano radicalmente. Ecco che rintraccia dei fruitori (sopratutto internazionali) compatibili con questa sua (dis)funzione. Si fa ingranaggio della sua sacra sgangherataggine elevandola a sistema socialmente integrabile. Quando si dice “quello non ha più niente da perdere”… SMERC(H) RECORD non ha mai avuto niente da perdere e non ha mai perso niente. E’ come un treno impazzito verso la luna”.
Discorso distribuzione. Dove troviamo  “Scendi Vittorio…”?
“In Italia? In tutti i migliori negozi di dischi, e in tutti i migliori centri culturali… Chi non ce l’ha non può definirsi nè un centro di cultura nè un “miglior” negozio di dischi. I centri Feltrinelli e Ricordi Mediastores sembra siano molto interessati ad assorbire l’opera.  Prospero Guglielmo Meccia, mio collaboratore storico e direttore di Smerc(h), è in contatto con gli uffici di Milano de’ La Feltrinelli e sta cercando la giusta soluzione ad una corretta distribuzione nei loro centri. Pensa che si stanno rivolgendo direttamente a noi persone che hanno cercato l’opera in qualche Ricordi sparsa per l’Italia e che, ahi loro, non l’hanno trovata. Ecco perchè bisogna pianificare il tutto per bene. Mi auguro che da settembre 2008 Scendi Vittorio Scendi sia in vendita in tutti i loro punti vendita… Più per loro che per noi… E’ logico che Smerc(h) Record se vende in proprio guadagna di più… Se aspetti un attimo chiamo Prospero e ti dico per Hoyloco dove, nella zona di Napoli è possibile trovare Scendi Vittorio Scendi. [Vicidomini telefona appuntando i punti vendita]  Dunque, a Napoli lo si trova subito, tra gli altri, in punti vendita come le librerie Guida. A Salerno sicuramente da Disclan… E’ logico che se non lo si dovesse trovare in altre attività, lo si ordina…”.
Quali sono le influenze che troveremo in questo disco?
“Nessuna”.
Progetti?
“Mi preparo a pianificare la tournèe europea che inizierà a Berlino con Lirìc Interplay, creatura mia e del pianista Giacomo Aula. Proseguirò ad intervalli regolari con Scendi Vittorio Scendi, la performance…”.
In conclusione, cosa è “Scendi Vittorio Scendi”?
“Per tutta la vita ho cercato quello che non c’è. Facendomi macchina d’assenza, sopra la scena e fuori dalla scena (chè non v’è differenza tra l’una e l’altra cosa), ho frequentato la scrittura musicale e scenica in guisa d’estrapolatore. Da Scendi Vittorio Scendi, prendo atto che il “non c’è” mi sta intorno, dialetticamente inassorbibile ma notevolmente presente nella profonda essenza strutturale. Io mi faccio mattoncino di casa popolare. Io mi faccio antenna televisiva su un tetto. Io mi faccio ferraglia. Io mi faccio cancello corroso dalla ruggine che l’oblìa da “un tempo” consegnandolo al tempo, eternità immanente. Proseguendo l’ avanzata verso il disfacimento e il trapasso della mia soggettività, canto, da cronista (non più da creatore), la meraviglia”.

Salvatore Garzillo

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